Tragedia conseguenza della “caccia alle streghe” che alcune Amministrazioni locali stanno aprendo in Italia nei confronti di orsi e lupi colpevoli solo di fare gli orsi e i lupi
Una notizia terribile e un evento che rischiano di vanificare gli sforzi per la conservazione dell’orso bruno marsicano, il plantigrado più raro d’Europa.
La notizia dell’uccisione di Amarena, orsa diventata suo malgrado prima star dei social e oggi simbolo della violenza insensata con cui qualcuno si rapporta alla natura, rappresenta un duro colpo per le speranze di sopravvivenza dell’orso in Appennino.
ORSO MARSICANO, IL PLANTIGRADO PIÙ RARO D’EUROPA
Amarena, una femmina di orso marsicano conosciuta dalle popolazioni locali e dal grande pubblico per le sue visite nei centri abitati in Abruzzo e oggetto di curiosità fin dal 2020 quando più volte fu avvistata con i suoi quattro cuccioli, è stata uccisa questa notte nei pressi di San Benedetto dei Marsi (AQ) da un colpo di arma da fuoco. L’uomo che ha sparato è stato già identificato dalle guardie del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e dai Carabinieri.
Quest’estate Amarena era stata avvistata e ripresa con due cuccioli dell’anno, ad oggi non ancora autosufficienti e il cui destino è dunque a forte rischio (i cuccioli di orso restano generalmente circa un anno e mezzo con la madre). Per questo il Parco si è già attivato per la loro ricerca ma non sarà facile ottenere risultati.
Oggi ad essere uccisa da un colpo di fucile e dall’ignoranza è una delle femmine di orso più prolifiche della storia recente della residua popolazione di orso marsicano. Un’orsa confidente, ma del tutto pacifica, Amarena era entrata nell’immaginario collettivo ed era divenuta orgoglio di una terra che ha nell’orso un simbolo della sua natura e della ricchezza del suo territorio.
È necessario che le indagini di magistratura e forze dell’ordine accertino rapidamente come si sono svolti i fatti. Nel nostro Paese, purtroppo, le leggi non sono idonee a punire in maniera adeguata i responsabili di gesti tanto efferati, e anche quelle esistenti non vengono quasi mai applicate rigorosamente. È tempo di adeguare l’efficacia del sistema sanzionatorio e di investire sulla vigilanza del territorio in funzione preventiva e repressiva.