"Gesto premeditato". Ecco chi ha ucciso il cervo Bambotto
Un 23enne ha ammesso di aver sparato al cervo. Sul web minacce e offese nei confronti del cacciatore, la fidanzata lo difende: “Ha sbagliato ma no alla gogna”. Le associazioni animaliste promettono battaglia
C’è sgomento e indignazione tra gli abitanti di Pecol di San Tomaso Agordino, nel Bellunese, dove sabato sera è stato ucciso il cervo Bambotto. Come anticipa il Corriere della Sera, a sparare è stato un cacciatore di 23 anni del posto che ha ammesso le proprie responsabilità. Il giovane ha agito a stagione venatoria aperta, circostanza che lo rende quasi inattacabile davanti alla legge. Tuttavia l’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) sta valutando l’ipotesi di un’azione legale nei confronti del 23enne e alcune associazioni animaliste, tra cui Aidaa (Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente), hanno già presentato un eposto in procura.
La storia di Bambotto
Bambotto, un cervo di 7 anni, era una sorta di mascotte per gli abitanti di Pecol. Non appena nato mamma Minerva lo aveva lasciato sull’uscio dell’abitazione di un residente che, assieme agli altri concittadini, se ne è preso cura. “Era diventato bellissimo e maestoso e credo che siano davvero pochi quelli che non lo conoscano. – ha raccontato con un post sui social Donatella Zendoli, la donna che ha denunciato l’uccisione dell’animale – Lo potevi incrociare per strada mentre raggiungeva tutte le frazioni limitrofe e si fermava a mangiare ovunque da chi lo amava come noi. Spesso mi entrava in casa e poi era un impresa farlo uscire perché i suoi palchi erano immensi. Ho trascorso anni stupendi e mi teneva tanta compagnia perché se decideva di restare si addormentava su per le scale o davanti alla porta di ingresso mi seguiva ovunque docilmente“.
L’uccisione del cervo
Il cacciatore che ha ucciso Bambotto è stato individuato tramite il passaparola. Il 23enne ha spiegato di aver abbattuto l’animale ravvisando comportamenti aggressivi e, a suo dire, potenzialmente pericolosi per la comunità di Pecol. “È un’autentica menzogna – ha detto Zendoli – perché nulla di tutto quello che è stato detto per giustificarsi è vero. Quel ragazzo è l’unico essere aggressivo della vicenda, ha compiuto un atto vile e schifoso, ha privato tutta la comunità di una meraviglia che non aveva mai dato alcun problema a nessuno. Quello che vorrei dire è che io non voglio che venga abolita la caccia, ma che questa uccisione è stato un atto inaccettabile, che ha reso triste tutto il paese. Perché Bambotto entrava nelle case, cercava cibo, era amato dai bambini e non ha fatto mai male a una mosca“.
Brambilla: “Semplicemente disgustoso”
Sulla vicenda è intervenuta anchel’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente: “È semplicemente disgustoso quello che è successo e succede continuamente nei nostri boschi durante la stagione di caccia. Un cacciatore senza cuore di 23 anni – ha detto Brambilla –lo ha ammazzato per divertimento, protetto dalla legge che permette l’attività venatoria. Quanto coraggio ci vuole ad uccidere una creatura che ti mangia dalle mani e dorme sullo zerbino di casa? Noi cittadini che amiamo gli animali tutti siamo profondamente indignati e non possiamo più tollerare fatti come questi. Bambotto, a rigore, non era neanche selvatico, per gli abitanti di Pecol era un amico. Bella forza, bel coraggio a uccidere un animale così“.
La fidanzata del cacciatore: “No alla gogna”
Da quando la notizia è finita su tutti i quotidiani nazionali, si sono moltiplicati i messaggi di rabbia, sdegno e anche le minacce nei confronti del 23enne. Sul web c’è chi lo condanna senza scusanti chiedendo “l’eliminazione della caccia – scrive un utente su Facebook – che non è uno sport. Uccidere gli animali non è un hobby“. La fidanzata del ragazzo, pur ammettendo l’errore, difende il compagno: “Non si può metterlo alla gogna augurandogli il peggio“.
Fonte: Il Giornale.it